Questo è per me l'AMICIZIA

Ci sono momenti di sofferenza o tristezza o giornate come pugnalate nel cuore, quando hai questi momenti prova a bussare alla porta del mio cuore.
La mia vita ed il mio cuore sono sempre aperti per te, queste orecchie possono ascoltare qualsiasi cosa in ogni momento.
Anche questi occhi hanno accumulato tante lacrime per piangere con te.
Quando sei gioioso non c'e' bisogno di parlare, io lo capisco vedendo il tuo viso; invece quando senti tristezza, solitudine o hai voglia di allontanarti, parla con me di queste cose.
Carico sulle mie spalle la metà del peso della tua sofferenza andiamo avanti insieme questa e' la nostra strada, fino a quando continuerà la nostra amicizia...
un forte abbraccio a tutti.

Paolo

IL VALORE DEL BENE COMUNE PER UN NUOVO MONDO

IL VALORE DEL BENE COMUNE PER UN NUOVO MONDO

Questo scritto in merito alla Crisi finanziaria mondiale che attanaglia ancora oggi la nostra Italia ed alla necessità e volontà di rivedere tutti gli schemi che regolano la Vita Comune.

Io invito tutti a riappropriarci del bene comune per cambiare il sistema in cui viviamo.

Cambiare l’ottica da consumatori e azionisti, a semplici cittadini.
Cambiare l’ottica da cultori di interessi personali e privati, a promotori del bene comune, per costruire un nuovo modo di vivere insieme.
Queste sono le mie idee per uscire da questa crisi Sociale, Umana e Finanziaria.

Ritengo che l'attuale sistema è fondamentalmente un mondo per pochi, nel quale la persona umana è ridotta a "risorsa umana", al pari, per esempio, della risorsa petrolio.
Il tempo e lo spazio sono frantumati e ridotti a variabili di costo e di profitto, mentre i diritti umani e sociali, universali ed imprescrittibili, sono svuotati di contenuto, considerati reversibili e negoziabili e trasformati in "bisogni vitali".

Ritengo importante analizzare questo momento di crisi e pensare che cosa fare per costruire un mondo diverso e, se possibile, migliore.

Il sistema costruito negli ultimi trent'anni è frutto di decisioni prese negli anni Settanta e Ottanta.

Penso, per esempio, all'eliminazione dei controlli sui movimenti dei capitali, all'autorizzazione dell'espansione dei paradisi fiscali, ecc.
Questo sistema “sballato” era stato presentato come la formula più avanzata e organizzata dell'economia capitalistica di mercato globalizzata.
Ebbene questo sistema, presentato anche come il sistema più efficiente dell'utilizzazione delle risorse del pianeta per soddisfare i bisogni della popolazione mondiale, si è rilevato, con i fatti, un fallimento totale.

L'idea di "sviluppo infinito" promesso e proposto dall'economia attuale, veicolato da termini come anytime (in qualsiasi momento) e anywhere (dovunque) quali simbolo della capacità di azione permanente ed illimitata, mostra drammaticamente i suoi limiti e coincide anche con il crollo di molte illusioni relative a logiche di Vita Comune.

In questa crisi, le regole adottate negli ultimi trent'anni ,oggi possono diventare elementi di rottura e di fragilizzazione. Tutti i Paesi,tentano disperatamente di resistere. Ma lo fanno, forse, nel modo sbagliato cedendo a decisioni temporanee e non strutturali.Tutti i Paesi devono rispondere alla crisi strutturale di un sistema che ha contribuito, lui stesso, a fare crescere.

In un sistema come il nostro, è probabile che le soluzioni vere ed efficaci di trasformazione del sistema, non saranno adottate. Perlomeno a corto termine. Perché è la logica del sistema che deve prima trasformarsi.
Ormai siano alla logica “SI SALVI CHI PUO’”

Dopo una prima fase in cui tutti hanno evidenziato la gravità della situazione, convinti però sotto-sotto di poterne uscire abbastanza velocemente, l'esame di realtà non ha più potuto essere rimandato.

I politici hanno dovuto riconoscere che la crisi è davvero molto grave e che non ce l'avrebbero fatta, mantenendo le soluzioni politicamente accettabili dai sistemi dominanti.
Davanti ad una situazione così, la logica del 'ciascuno per sé' e del 'si salvi chi può', si è fatta largo in maniera forte.

In un contesto in cui l'Unione europea (Ue) si è dimostrata molto debole e in cui ogni paese tenta di uscirne con il minor numero di piume spennate, gli Stati che non sono poi così innocenti rispetto a queste cose, tentano di tenere a galla il sistema finanziario, che a sua volta tenta disperatamente di salvare se stesso.

Insomma, invece di cambiare profondamente, la finanza e l'industria continuano ad affermare "ce la faremo". Ma ce la faranno a fare cosa? A ristabilire le cose di prima? A riproporre le stesse dinamiche? In verità è che il ripiegamento su se stessi e il disperato tentativo di salvare le proprie penne (imprese, industrie, sistema energetico), è legato all'assenza di un accordo comune.

E non c'è accordo non perché ogni paese è governato da persone col solo scopo di gestione del proprio interesse economico personale, ma perché i principi sui quali il sistema si è sviluppato, impedisce ai nostri governanti di essere responsabili nell'interesse generale. Dunque, ripeto, BISOGNA CAMBIARE MENTALITA’.

Dalla competitività alla cooperazione

In un sistema che fa fatto della competitività la sua bandiera e della concorrenza sfrenata un valore assoluto, cambiare rotta è un'impresa difficile. Come si fa a pretendere che ora tutti diventino cooperativi?
Non è fattibile, ma è però possibile avviare davvero un processo di cambiamento, che deve iniziare da noi.
E' ora che torniamo ad essere cittadini, e non consumatori o piccoli azionisti.
Il capitale ha coltivato l'illusione che tutti potessero accedere alla ricchezza rapidamente.

Ma a lasciarci le penne non sono mai i grandi gruppi, che giocano con le cifre rosse, ma i piccoli, rigorosamente al verde.

Il principio dei beni comuni, del rispetto del prossimo, della solidarietà, dei servizi essenziali alla vita individuale e collettiva, è fondamentale. I beni comuni rinviano all'idea dell'insieme dei principi, delle istituzioni, delle risorse, dei mezzi e delle pratiche che permettono a un gruppo di individui di costituire una comunità umana.

Una comunità capace di assicurare il DIRITTO AD UNA VITA DEGNA A TUTTI, così come la loro sicurezza collettiva, rispettando la diversità, promuovendo la solidarietà, stilando un nuovo patto con le generazioni future, avendo cura della sostenibilità globale del Pianeta

Un Vero e Sincero abbraccio
Paolo Iorio

SCRIVO A TE..........

Scrivo a te,che stai soffrendo,che piangi e ti disperi,che imprechi e non ti dai pace per questa sofferenza che porti nel cuore come un fardello insopportabile.

Scrivo a te,che pensi di sapere tutto riguardo la sofferenza,le delusioni e il dolore.

Scrivo a te,perché conosco il tuo rancore,la tua disperazione,il senso di smarrimento e solitudine,la paura e l'angoscia.

Scrivo a te,perché non comprendo la tua presunzione,la tua curiosità e i tuoi modi di pensare quando mi consideri lo "Sfortunato". Perché io conosco i miei limiti e i limiti del debole che vive vicino a me,ma detesto i tuoi sguardi di compassione superflua e la tua curiosità ostentata della quale faccio volentieri a meno.

Scrivo a te,che vorresti mollare,che vorresti chiudere e buttare la chiave,che non accetti la tua croce, perché vorresti poterti donare un pò di pace,di serenità e sano conforto.Vorrei dirti di rialzarti,di riprendere il cammino,di respirare a pieni polmoni quest'aria di VITA.

Scrivo a te,che non hai ancora capito che la diversità non deve essere emarginazione, ma valore, che il debole può diventare forte,che la croce può diventare VITA.
Scrivo a te,che predichi per le strade il bene gratuito e pubblico che elargisci trascurando il bisogno nell'intimità della tua casa.

Scrivo a te,che hai smesso di sorridere alla vita,dimenticandoti che il sorriso è Amore e dona più di quanto possa costare.

Scrivo a te ,che amo, perché tu ci sei e non mi abbandonerai mai, perché mi dai serenità,tranquillità e pace,perché in te ho trovato un porto sicuro e ringrazio Iddio di averti incontrato sul mio cammino.

Scrivo a te,che odio per la tua mediocrità,la falsità dei tuoi sentimenti,il senso di onnipotenza che ti porta a pensare di avere sempre dalla tua parte la verità.

Scrivo a te,che mi hai donato la vita,per ringraziarti di non avermi mai abbandonato,di avermi accettato e amato in tutti i momenti della mia esistenza. Di avermi affiancato nel cammino della vita, dove ho corso,ho camminato, ho inciampato,ma grazie anche al tuo aiuto mi sono rialzato.

Scrivo a te,che con fraterno amore mi sei vicino facendomi da specchio:riflettendo i pregi e i difetti che porto con me nella quotidianità dei miei giorni.

Scrivo a te,a cui ho donato la vita,perché sei la mia luce,la parte migliore di me. Sei i miei momenti "no", ma sai essere anche i miei migliori momenti"si".Ringrazio di averti avuto e prego Dio, perché possa fare il possibile affinché tu possa avere il padre migliore che potevi immaginare.


Attraverso questo scritto ho voluto manifestare un pò di emozioni,perché da sollievo scrivere i propri pensieri,e perché sento la necessità di comunicare un pò con tutti: con chi soffre e con chi a volte involontariamente fa soffrire.

Si impara qualcosa da tutti,le esperienze insegnano e temprano,anche quando sono brutte esperienze; sono convinto che ognuno di noi sia fautore della propria fortuna con la sopportazione,la sollecitudine e la volontà do sopravvivere.

Qualcuno di noi forse non ha vissuto un anno perfetto,ma ce ne sono stati?

E' mai esistito un anno in cui l'amore,la salute e la fama che desideravamo si siano presentati?

Eppure nonostante le delusioni impariamo a tirare avanti.......a fare sempre meglio....a illuderci che verranno tempi migliori e se continueremo a illuderci chi può dire che l'anno perfetto non sia dietro l'angolo ?!

Queste semplici parole,le ho scritte con il cuore e spero facciano breccia nei cuori di tutti coloro che si sentiranno chiamati in causa leggendole.

Un forte abbraccio

Paolo

Paolo….ma perché???..ma lascia perdere…non pensarci..

Oggi, un mio conoscente, è entrato nel mio studio e ha notato che ero un po’ affranto dopo aver letto delle notizie di cronaca. Mi dice…”Paolo..te la prendi troppo…è la vita…”

Mi soffermo su questa sua esternazione…lo guardo…e gli dico: “Ora ti spiego cosa vuol dire essere una persona sensibile”….

Una persona sensibile, vive, suo malgrado un rapporto spirituale diretto, e per questo, non si chiede di cosa apprendere da tale sensibilità, ma cosa costruire con un dono così importante.

Poter attingere all’onniscienza significa ascoltare e prepararsi a conoscere i problemi altrui in modo di poter intervenire nella giusta misura con grande responsabilità, questo a favore di tutte le richieste d’aiuto e per la crescita del nostro mondo.

Ricercare l’”invisibile” non significa soddisfare una semplice curiosità, ma prendere coscienza, entrare in sintonia con le anime delle persone che vivendo con te, con te dividono gioie e dolori continuamente, e questa alleanza se non è gestita con equilibrio, può diventare un difficile rapporto che influenza il libero pensiero.

Questo fa capire che non è un privilegio, ma uno stato di vita, qualcosa che hai dentro e che ti trascina sempre e a tutti i costi, quel prurito che ti fa grattare la dura scorza dell’indifferenza e dell’ingiustizia, l’infinita volontà che sostiene deboli e indifesi, e che ti gratifica solamente quando le cose prendono la giusta via o, quando vedremo dall’ambiente spirituale, il nostro operato terreno.

Ecco il vero costo, il giusto prezzo per soddisfare questa scelta di vita, che non è protagonismo, ma solamente amore.

Un abbraccio...da un convinto illuso


Paolo

LE COSE VERE DELLA VITA cercate di assimilarne il concetto...difficile?..no...saggio!

racconto: Era una mattinata movimentata, quando un anziano gentiluomo di un'ottantina di anni arrivò per farsi rimuovere dei punti da una ferita al pollice.
Disse che aveva molta fretta perché aveva un appuntamento alle 9:00. Rilevai la pressione e lo feci sedere, sapendo che sarebbe passata oltre un'ora prima che qualcuno potesse vederlo.
Lo vedevo guardare continuamente il suo orologio e decisi, dal momento che non avevo impegni con altri pazienti, che mi sarei occupato io della ferita.
Ad un primo esame, la ferita sembrava guarita: andai a prendere gli strumenti necessari per rimuovere la sutura e rimedicargli la ferita.
Mentre mi prendevo cura di lui, gli chiesi se per caso avesse un altro appuntamento medico dato che aveva tanta fretta.

L'anziano signore mi rispose che doveva andare alla casa di cura per far colazione con sua moglie.

Mi informai della sua salute e lui mi raccontò che era affetta da tempo dall'Alzheimer.

Gli chiesi se per caso la moglie si preoccupasse nel caso facesse un po' tardi.

Lui mi rispose che lei non lo riconosceva già da 5 anni.

Ne fui sorpreso, e gli chiesi: 'E va ancora ogni mattina a trovarla anche se non sa chi è lei?'

L'uomo sorrise e mi batté la mano sulla spalla dicendo: ''Lei non sa chi sono, ma io so ancora perfettamente chi è lei'.

Dovetti trattenere le lacrime...Avevo la pelle d'oca e pensai: 'Questo è il genere di amore che voglio nella mia vita'.

Il vero amore non è né fisico né romantico.

Il vero amore è l'accettazione di tutto ciò che è, è stato, sarà e non sarà.

Le persone più felici non sono necessariamente coloro che hanno il meglio di tutto, ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno.

Spero condividerai questo messaggio con qualcuno cui vuoi bene, io l'ho appena fatto.

La vita non é una questione di come sopravvivere alla tempesta, ma di come danzare nella pioggia.

Sii più gentile del necessario, perché ciascuna delle persone che incontri sta combattendo qualche sorta di battaglia


un abbraccio
Paolo

come è morire?..come prepararsi a tale evento?

Chi mi conosce, sà bene che dopo aver incontrato 5 volte la morte ed essere, fortunatamente,rifiutato da essa, ho vissuto esperienze che poco hanno col terreno.

Una delle grandi curiosità che mi vengono spesso rivolte è questa:
"Paolo, tu che hai avuto modo di sapere, com’è morire?
E come pensi sia il modo adeguato per prepararsi a questo momento?



Quando saremo richiamati alla casa del Padre, sarà un gran giorno per noi.

Lasceremo il nostro corpo, come un manichino vuoto, tra le mani di chi piange e, spinti dai sentimenti d’amore da una parte, pungolati dai risentimenti dall’altra, seguiremo in punta di piedi il nostro spirito-guida che amorevolmente ci conforterà e ci introdurrà nel nuovo mondo.

Qui, in silenzio, metteremo i nostri doni sulla soglia di quella casa e busseremo in cerca di perdono, di pietà, di comprensione, in attesa che quella porta, forse, si apra.

Proprio li, in quel momento di raccoglimento e preghiera verremo confortati da una improvvisa gioia, ritroveremo tutti quelli che abbiamo disperatamente pianto in vita credendoli perduti per sempre.

Sarà una grande festa, esalteremo l’amore che ci univa e da questa grande gioia saremo distratti solo dal dolore che si alzerà da chi rimane in lacrime.

Ecco cosa fanno meditare queste due vite parallele che si uniscono continuamente da sentimenti opposti, quando piange una parte, gioisce l’altra, così perpetuando.

Ma torniamo al momento della morte.
Non sarà uguale per tutti il modo del trapasso...le differenze saranno in base al tipo di morte.

Chi arriverà da una lunga malattia, lo farà con un sospiro di sollievo, finalmente guarito.

Chi arriverà da incidenti, disastri, terremoti, non lascerà il suo corpo allo stesso modo: la morte violenta o traumatica avrà bisogno di un sostegno particolare, facendogli capire che la sua prova è finita, che il suo passaggio doveva lasciare un solco profondo d’amore.

E come rispondere alla domanda "come prepararsi a questo momento?"

Sicuramente bisognerebbe costruirlo dalla nascita, pezzo per pezzo; daremmo così corpo a quel mosaico che diventerebbe il vero scopo della vita.

Dovremmo cominciare col chiederci più spesso cosa è la nostra vita, dove ci porta, a chi serve.

Cosa si aspetta da noi Dio, quali prove troveremo sulla nostra strada, quante sofferenze per arrivare all’amore, quante volte alzeremo gli occhi per chiedere aiuto?

Chissà se mai capiremo il disegno Divino, se riusciremo col mettere a frutto tutto quello che ci verrà dato, chiederci spesso come mai le malattie e i dolori sono parte importante della vita e più importante ancora il sollievo del miracolo.

Inutile, all’ultimo attimo, chiedere perdono di tutti i fallimenti.

Come potremmo farci perdonare ciò che farebbe rabbrividire noi stessi?

Come vedete, sono infinite le strade che portano alla morte, una soltanto per arrivare a Dio.


Un forte abbraccio a tutti
Paolo

Si vis bellum para pacem "Chi aspira alla pace, prepari la guerra"

L'idea che più mi ha affascina è il concetto di circolo virtuoso.

E' una idea dinamica, un processo.
Che va intuito, strutturato in modello, sperimentato, corretto di continuo, generalizzato, ri-corretto (specie se funziona, e crea condizioni nuove), orientato, pilotato, in caso anche fermato e comunque sempre criticato (e ascoltato).

Simmetricamente il circolo vizioso prende piede come una malattia, alberga e si diffonde più facilmente in ferite aperte, diventa sistemico, infetta, produce situazioni più degradate che a loro volta alimentano il degrado.
Qui le cure variano dagli antisettici (dall'acqua di mare pulita fino agli antibiotici più avanzati, alle chemioterapie - si spera sempre più mirate -, agli agenti biotecnologici e in futuro alle bombe selettive nanotech, fino alla vecchia, precisa e triste chirurgia asportativa, oggi nobilitata dai laser ad alta precisione, guidati da modelli Rmn ad alta definizione).

Ma la sostanza sempre quella è.
Un circolo vizioso, biologico o sociale, si diffonde.
Agenti e azioni correttive la combattono e cercano di eliminarla.
L'Organismo, in definitiva, ne esce indebolito.
Se guarisce ha bisogno di tempo e di esercizio (convalescenza) per ricostituire equilibrio e cellule nuove e sane.
Cellule nuove e sane.
E altamente attive, virali nel senso migliore.
Ricostruttive.
Oggi le conosciamo, si chiamano staminali.
Tutti noi le possediamo, e gli individui più giovani in misura maggiore.
Massimamente gli organismi pre-umani, gli embrioni (ma qui un tabù, giusto o sbagliato, è stato posto da antiche etiche impaurite...).

Creando un paradosso, mi pongo una semplice domanda.
Abbiamo delle staminali oggi nel corpo sociale?
E se sì, come attivarle e diffonderle, in senso ricostruttivo, per ridurre e cicatrizzare antiche ferite, per isolare e sconfiggere infezioni sistemiche, per rafforzare il sistema immunitario sociale.
E di più, per ricostituire un Organismo, un corpo collettivo, più robusto, armonico e sano?
E infine, massima ambizione, perchè questo Organismo si riproduca in generazioni future altrettanto robuste, sane, capaci di tenere testa alle sfide dell'evoluzione e della Vita?
Direte che sono matto.
Avete ragione.
Anche Menenio Agrippa, il saggio romano della sua povera, austera, dialogante, sanguinosa, combattente, felice e virtuosa epopea di piccola Repubblica, lo era, in parte.

Oggi, sono a cercare di ritrovare un po' di sezione aurea, di senso delle proporzioni.
Dopo anni di lavoro , alle caldaie di una nave italiana che perde velocità, e sovente pure rotta.
Non riesco più a trovare questo senso delle proporzioni, questi alberi e queste notti di silenzio e di nuvole e luna.
Non sento l'armonia silenziosa che dovrebbe guidare ogni pensiero. E metterne a frutto i risultati
Quali staminali abbiamo? Quali cellule autoriproduttive, correttive e ristabilenti?

Vediamo.
Non mi interessa fare ideologia o e-deologia.
So che oggi, in tante città d'Italia, per fare banalissimi parcheggi si finisce, nel caso migliore, per creare cooperative di cittadini utenti dei parcheggi stessi.
Banale. Direte. Non poi così tanto. Nelle condizioni date.
Ovvio, poi, il successo e l'andamento di queste dipende dalla qualità della gestione, dall'impegno che i partecipanti ci mettono.
Ma il bene condiviso parcheggio è comunque generatore immediato di valore d'uso, per chi prima era costretto a parcheggiare in strada, ostruendola e con i vari rischi connessi.
Quel parcheggio rende al cittadino che ne è investitore, partecipe in gestione e controllore.

Secondo fenomeno:dati del Censis: Il 68,6% degli italiani ha aiutato persone in difficoltà; il 59,2% ha versato soldi ad associazioni di volontariato; il 50,5% ha acquistato prodotti dopo aver verificato che non inquinassero e/o che fossero realizzati nel rispetto dei diritti dei lavoratori senza lo sfruttamento del lavoro minorile; il 26,6% ha svolto attività di volontariato; il 20,8% ha partecipato a progetti di adozione a distanza; il 16,7% ha partecipato a campagne a favore di temi etici (come, ad esempio, l?abolizione della pena di morte); il 14,2% a campagne di boicottaggio di prodotti di aziende che si ritiene assumano comportamenti non etici; ed il 4,8% ha aperto conti in un banca etica o acquistato fondi etici.
Questi, in sintesi, i risultati di un?indagine Censis ? Fondazione Ozanam/De Paoli, su un campione di 1.300 famiglie, che ha evidenziato quanto sia forte negli italiani la propensione all?altruismo e alla solidarietà.

Terzo fenomeno. In questo momento abbiamo il 35% degli italiani che bene o male, in qualche modo condividono uno spazio digitale pubblico e aperto, questo. Poco, tanto? Non lo so. So che ancora nel 1998 era di uno o due ordini di grandezza più piccolo.

E che oggi fa gola ai soliti pescecani.

Oggi basta un click per comprare un'azione sui mercati finanziari del pianeta, basta un altro click per leggere una relazione di un consiglio di amministrazione, e un'altro paio per aprire al riguardo una discussione. Con altri azionisti e non. Fino a decidere un'assemblea, anch'essa digitale.

Democrazia elettronica deliberativa, attiva, così la chiamo. E questi strumenti, se costruiti seriamente, possono funzionare. E anche meglio che nell'Italia reale. Di oggi, e di sicuro meglio dell'Italia delle Parmalat e delle Cirio.

A che serve una Fabbrica del Programma se poi, sul più bello, la si chiude?
Possiamo essere tutti leoni (a parole) come cittadini, ma se poi all'atto pratico ti piazzano là un comitato, con una gentile signora a presiederlo e tutto composto di economisti e ragionieri di partito, amministratori locali o centrali e funzionari, questi cosa tendono a partorire?

Chi li ha titolati a decidere per Noi? Non ci era stato promesso il contrario?

C'è uno solo di loro che ha fatto una cooperativa di cittadini?
Uno che si è sporcato le mani e la testa con la rete, al di là delle solite brochures unidirezionali?
Uno che ha voglia e coraggio di scommettere su una rete di cittadini?
Boh.

Questi economisti, funzionari e amministratori hanno un mandato di partito e devono adempierlo.
E devono stare sul classico, nel migliore dei casi.
Per loro un progetto di sviluppo è spostare soldi da un punto all'altro del corpo sociale. Usando la (poca) finanza pubblica muovibile.
Il mondo, per loro, è fatto di scatole: Stato, ministeri, enti locali, banche, aziende, corporazioni. Noi sovente veniamo catalogati con un termine (che ritengo) spregiativo: consumatori. Oppure come lavoratori, imprenditori o giovani.
Quasi mai come cittadini sovrani. Anzi, mai.
Per me (ma credo anche per Voi) anche grazie a questa rete, e a questi volontari e cooperanti (non Unipol) il mondo, dal 1994 ad oggi, è più connotato di persone, di identità, di storie, di ragionamenti, di scommesse, di gente magari che viene da lontano (disperata) e qui potrà fiorire, con Noi.
Spostiamo scatole, spostiamo soldi, nazionalizziamo, statalizziamo a favore magari di dipendenti privilegiati, di funzionari e di politici?
Trent'anni di Partecipazioni statali sono stati, ahimè, una scuola severa.
L'Alitalia ce lo ricorda, ad ogni (finto) suo aumento di capitale ed adesso il suo boom.
E' quindi accettabile un programma economico concentrato solo sulla redistribuzione dei redditi, magari su qualche formula obsoleta, e non sulla creazione di nuovo valore per gli italiani?

Sposto tasse da qui a là e quindi incentivo pinco e disincentivo pallo.
Aiuto con un po' di risorse quello svantaggiato e comprimo un po' l'avvantaggiato, o meglio, l'evasore e il furbo.

Benissimo, non ci piove.
Ma lo sviluppo?
Questo ci tirerà fuori dall'impoverimento e dal declino?
Nel 1996-2001 questo non è successo, nonostante un buon recupero di evasione, manovre fiscali ben fatte (oddio, tutto è relativo, ma facendo il confronto con il successore di Visco...), l'Euro e tante audacissime privatizzazioni monopolistiche.

Pochi hanno studiato la storia economica dal 1885 al 1930. Pochi hanno capito che il movimento di base italiano fu allora una straordinaria forza produttiva e di inversione di un ciclo tremendo di povertà, di fame, di morte.
Pochi sanno l'origine delle banche popolari, delle cooperative operaie, delle mutue d'aiuto reciproco, delle società per la lotta all'analfabetismo, delle case del Popolo, delle associazioni agricole e della casse di risparmio rurali.
Dei carretti pieni di libri che facevano il giro delle cascine, per far leggere i bambini.
E dei preti con le scarpe sporche di fango.

Oggi, giorno della purezza dello spirito (femminile e materno) della Natura, mi pare il caso di rievocare questi nostri amati fantasmi.

Quello spirito, che creò valore per tanti italiani, sembra perso.

2008-2013: dobbiamo aspettarci di andare avanti, al più di tre caselle nel gioco dell'oca nazionale, recuperandone magari una in più sul disastro combinato dalla banda bassotto?
Un'altro quinquennio di stagnazione ma, stavolta, un pochino più equa, con le scatole rimesse in ordine e spostate di quei tre decimillimetri possibili (nella situazione data)?

Spostare scatole quando il castello di carte traballa, quando i poteri sono addossati uno sull'altro a proteggersi è difficile e pericoloso.
Togli una scatoletta e viene giù tutto.
E allora si torna alle guerre di mafia, di camorra e ndrangheta (sull'ultima già ci siamo), alle lotte finanziarie per il feroce controllo di scatole vuote, ma di monopoli e feudi pieni, alle silenziose cariche a spada sguainata (e portafoglio) dei lobbisti in Parlamento, agli emendamenti sotterranei. Insomma al solito tran-tran dell'Italia da strategia della tensione.
E insieme Palude.
C'è un'alternativa al deja vu?
C'è qualche esperimento, esperimentuccio possibile?

Vediamo. Il sistema italico non funziona.
In teoria il corpo sociale dovrebbe produrre reddito, in parte consumarlo, in parte risparmiarlo e investirlo e così riprodurre la produzione e il reddito.

Il sistema non crea nuovo capitale, nè privato nè, soprattutto, sociale.
E reddito reale sempre meno.
Si sta mangiando il patrimonio.

Lavorare si lavora, personalmente non faccio altro da che avevo 20 anni e non ho mai smesso.
Pure adesso.
L'Italia è piena di precari, garantiti, piccoli imprenditori, funzionari, banchieri e bancari, operai di diversa lingua e colore, insegnanti, preti, casalinghe, volontari, pensionati consulenti, guardie del corpo e del portafogli, faccendieri e affaccendati.
Quasi tutti lavorano.
Quasi tutti male.
Quasi tutti non credono in quello che fanno.
Pochi lavorano sopa una carrozzina, troppo pochi.
Quasi tutti hanno paura del futuro. E se ne sentono espropriati.

Il volontariato, sulla realtà, sulla rete, sulle relazioni, sulla propria vita interiore, è cresciuto in questi 13 e passa anni di stagnazione.
Il popolo italiano, almeno in una sua buona fetta, ha risposto così alle ferite del passato e alla depressione del presente.
Le staminali sociali reagiscono così alla paura e alla palude. Fecero esattamente così quando c'era la pellagra e la fame.
Ma c'erano anche dei cristiani risorgimentali ancora in giro, socialisti e non.
Mica male, direi.
Qualcosa abbiamo, almeno in potenziale.
Però il volontariato non può essere la risposta stabile.
E' anch'esso fragile e subordinato alla crisi del sistema.

Possiamo però connettere questa tendenza, in massima parte onesta, pulita e guaritrice, anche alla creazione di sviluppo concreto?
Francamente non lo so.
Non sono un profeta ma un libero pensatore.
Ma io ci proverei lo stesso. Che cosa abbiamo da perdere?

Banche che ci spennano e non investono in nulla, se non nei loro grandi debitori (che poi siedono nei consigli di amministrazioni di quelle stesse banche).
Conflitto di interesse, direte. Ma è la norma di furbolandia.
Posso dire di no al mammasantissima di turno, che con i miei soldi ha comprato le mie azioni.
E' un debitore? Io sono un banchiere? Presto soldi, i risparmi dei miei clienti, a chi li mette al lavoro oppure finanzio i miei azionisti di riferimento? Qualunque vaccata facciano...boh.

Intanto spenno i cittadini e le piccole imprese, i muli dell'Italia che non funziona.
Quelli che trainano un vagone con le gomme a terra.

Ma perchè, invece di scuotere il traballante castello di scatole vuote (dentro cui, malauguratamente tengono in ostaggio i nostri risparmi), non lo rendiamo irrilevante? E intanto lo apriamo all'Europa?

Oddio, vendono Telecom Italia all'odiato straniero. Allarmi! Vendono l'Antoneveneta al micidiale olandese. All'armi! Che cosa abbiamo da perderci? Qualche truffa in meno?

Qualche prestito in più che diventa investimento (magari pure etico) e non favore.
Qualche titolo in più di azienda nuova, magari fondata da ex-precari, su cui investire e partecipare.
Qualche cooperativa (vera).
Qualche nuovo bene pubblico.
Qualche scossa positiva nel sistema depresso.

Perchè non creare un'economia alternativa e concorrente, un'economia nuova e sana, basata su di Noi?……Ucciderebbe la vecchia?……Ma scherziamo?
Con tutti gli analfabeti, di andata e di ritorno (tivvù) e di potere portaborse che abbiamo, volete che Furbolandia perda di colpo tutte le sue oceaniche e granitiche clientele?

No, al massimo potremo (e sarebbe il meglio, guerre occulte varie docent) dolcemente e pacificamente sgretolarlo, mummificarlo (ovvero mostrarlo qual veramente è), divertirci a vederlo annaspare di fronte a soggetti esteri un poco più moderni.
E ricavarne benefici.
Fino alle onorate e non rimpiante esequie.

Possiamo costringerlo a cambiare, con nostri vantaggi e benefici.
Che possono servirci a investire e a creare il nostro (nostro) futuro, sul circuito alternativo di risparmi-investimenti-nuovo capitale-futuro....

Una rete di public companies, diverse. Come Grameen con il suo microcredito ha cambiato per sempre ogni terapia alla povertà.

I posti di lavoro (si dice così in sinistrolandia) che perderanno! Oddio! I meravigliosi call center, gli eccitanti scantinati e soffitte dei precari, i potenti uffici pubbliche relazioni (con i potenti), i nani, le ballerine.....sono già gusci vuoti, avrai un futuro lavorando a Capitalia o alla Popolare di Lodi o alla Unipol?
Forse, nel migliore dei casi, potrai ambire a non avere un avviso di garanzia alla fine della tua luminosa carriera.

Meglio un'altra strada…cerchiamola facendola.

Un abbraccio
Paolo Iorio

Andiamo sempre peggio...

L’uomo, nei secoli, ha affinato le regole di vita fondate sulle leggi della religione e alle istituzioni dello stato, questo dovrebbe bastare per dare all’uomo rettitudine, fede e onestà.

Purtroppo tutto questo non da risultati positivi?

Anzi, in questo ultimo secolo l’uomo sembra dominato da una grande fragilità e si trasforma in personalità, moralmente ,deludenti.

Ritengo che tutto ciò che viene manipolato dall’uomo inizia con sani principi, poggia su regole equilibrate e, quasi sempre , inspiegabilmente finisce per degenerare.

Questo succede perché non si vuole capire che la vita è uno sforzo continuo alla ricerca del proprio essere.

Scoprire e trovare la propria personalità significherebbe inserire le regole e poi lasciare che il nostro carattere si formi.

I dogmi della religione, la politica, le leggi divine e dell’uomo, sono tutte cose che ognuno di noi dovrebbe saper interpretare e applicare con maggior giudizio basandosi soprattutto sulla propria personalità, sulle proprie doti, e sulle proprie forze.

Il fallimento di una gestione personale, l’inapplicabilità delle regole elementari, l’andare controcorrente, porta a mettere spesso nelle mani altrui la propria vita e le proprie decisioni, mani che non sono sempre saggezza e potrebbero portare alla soglia della dipendenza forzata.

Solo a Dio, nella sua infinita bontà che sorregge tutto e tutti indistintamente, potremmo affidare la nostra vita, le nostre decisioni, il nostro futuro, sicuri, che saprebbe arrivare nella vita di tutti arricchendoci d’infinite risorse e migliorando i rapporti tra gli uomini.

Se l’uomo sapesse organizzare come solo Dio sa fare senza sfarzo, senza interessi personali, creerebbe quel tessuto che sicuramente saprebbe ridurre le distanze che ci allontanano da quel sano principio di vita.

La morale invece sembra diventata una triste parola, la vergogna un abito smesso, e al loro posto la spudoratezza che spinge l’uomo a lanciarsi alla scoperta delle trasgressioni e alle emozioni forti non sempre consentite.

Io, un perché logico di questo sfacelo non lo conosco.

Ricordo con nostalgia e rimpianto un caro amico che è stato privato del padre in tenera età per colpa della vergogna, la stessa che oggi non uccide più, ma che è diventata appunto un abito smesso.

Mi duole, ma questo è il concetto.

La vita continuerà ad essere di qualità sempre più scadente finche il sentimento di odio, potere, ricchezza, egoismo non morirà e con lui, tutte le vane glorie terrene, il resto è nelle mani di Dio.


Un abbraccio
Paolo

La scatola di biscotti...

prendo spunto da una delle tante catene arrivatemi via email:

Una ragazza stava aspettando il suo volo in una sala d'attesa di un
grande aeroporto.

Siccome avrebbe dovuto aspettare per molto tempo, decise di comprare
un libro per ammazzare il tempo.

Comprò anche un pacchetto di biscotti. Si sedette nella sala VIP per
stare piu tranquilla.

Accanto a lei c'era la sedia con i biscotti e dall'altro lato un
signore che stava leggendo il giornale.

Quando lei cominciò a prendere il primo biscotto, anche l'uomo ne
prese uno, lei si sentì indignata ma non disse nulla e continuò a leggere il suo
libro.

Tra sé pensò: 'ma tu guarda, se solo avessi un po più di coraggio gli
avrei già dato un pugno...'

Così ogni volta che lei prendeva un biscotto, l'uomo accanto a lei,
senza fare un minimo cenno ne prendeva uno anche lui.

Continuarono fino a che non rimase solo un biscotto e la donna pensò:
'ah, adesso voglio proprio vedere cosa mi dice quando saranno finiti
tutti!!'

L'uomo prese l'ultimo biscotto e lo divise a metà! 'Ah!, questo è
troppo' pensò e cominciò a sbuffare indignata, si prese le sue cose, il
libro, la sua borsa e si incamminò verso l'uscita della sala d'attesa.

Quando si sentì un po' meglio e la rabbia era passata, si sedette in
una sedia lungo il corridoio per non attirare troppo l'attenzione ed
evitare altri dispiaceri.

Chiuse il libro e aprì la borsa per infilarlo dentro quando
nell'aprire la borsa vide che il pacchetto di biscotti era ancora tutto intero nel
suo interno.

Sentì tanta vergogna e capì solo allora che il pacchetto di biscotti
uguale al suo era di quell'uomo seduto accanto a lei che però aveva diviso i
suoi biscotti con lei senza sentirsi indignato, nervoso o superiore, al
contrario di lei che aveva sbuffato e addirittura si sentiva ferita
nell'orgoglio.

LA MORALE:

Quante volte nella nostra vita mangeremo o avremo mangiato i biscotti
di un altro senza saperlo?

Prima di arrivare ad una conclusione affrettata e prima di pensare
male delle persone, GUARDA attentamente le cose, molto spesso non sono
come sembrano!!!!

Esistono 5 cose nella vita che non si RECUPERANO:
Una pietra dopo averla lanciata. Una parola dopo averla detta. Un'opportunità dopo averla persa.
Il tempo dopo esser passato. L'amore per chi non lotta.

ricordo anche che "qualcuno" una volta ha detto:
Lavora come se non avessi bisogno dei soldi. Ama come se nessuno ti avesse mai fatto soffrire.
Balla come se nessuno ti stesse guardando. Canta come se nessuno ti stesse sentendo.
Vivi come se il Paradiso fosse sulla Terra.


A tutto questo non posso e non devo aggiungere nulla...soltanto la vostra sensibilità darà valore a quanto scritto....

BUONA PROSEGUIMENTO DEL CAMMINO

Un Abbraccio
Paolo

Regalare un sorriso..il primo passo verso un mondo migliore

Dicono che le piu' vere delle persone son quelle che non hanno paura di mostrare le proprie lacrime, i propri sentimenti, quelle che non vivono entro i rigidi schemi morali costruiti dalla gente, quelle che molto sentono e molto danno senza pretendere di ricevere niente in cambio.

Ho sempre pensato che regalare un sorriso fosse un gesto pieno di significato, non solo per chi lo fa ma anche per chi lo riceve, una specie di stella che brilla nel sempre piu' pallido grigiore della vita quotidiana, dove si vedono piu' visi deformati dalle preoccupazioni che occhi ridenti.

Un sorriso e' come un arcobaleno che nasce all'improvviso e quando e' sincero e' in grado di illuminare, anche se per un breve istante, qualsiasi anima.

Sbaglia chi pensa che se qualcuno ti sorride lo faccia per un secondo scopo o che quel sorriso non venga dal profondo del cuore...non sempre chi ci troviamo davanti ha l'abitudine di chiederti il conto per un gesto d'affetto...

I gesti d'affetto non son mai abbastanza, e quando troviamo chi con genuinita' ci dona un sorriso od un bacio non andrebbe accusata di essere priva della conoscenza del significato del Bene o dell'Amore, come se la profonda conoscenza dell'affetto si potesse misurare a seconda della quantita' di sorrisi o baci che uno elargisce.



un abbraccio..un sorriso...ed un bacio!!

Paolo

La bellezza della donna

Un bambino chiese a sua madre:-"Perchè piangi?"
"Perchè sono una donna"-lei le rispose.
"Non riesco a capire"-ribattè il bimbo.
Sua madre gli fece un pò di coccole,dicendogli:-"E non riuscirai mai a capire..."
Più tardi il piccolo chiese a suo padre:-Perchè la mamma piange senza una ragione?"
"Tutte le donne piangono senza ragione"-fu tutto quello che suo padre riuscì a spiegare.

Il bambino crebbe e divenne un uomo,continuando sempre a chiedersi perchè le donne piangono.

Un bel giorno decise di telefonare a Dio.

Così,quando Dio rispose,l'uomo gli chiese immediatamente:-Dio,perchè le donne piangono così facilmente?"

Dio gli disse:-"Quando ho creato la donna,decisi che sarebbe stata unica.
Così l'ho dotata di spalle forti abbastanza perchè potesse portare il peso del mondo...ma sufficientemente dolci perchè riuscisse a portare il conforto.. Le ho dato la forza interiore per sopportare la fatica della procreazione.
Le ho dato l'ostinazione,che le permette di andare avanti quando tutti gli altri decidono di abbandonare.. e di occuparsi della propria famiglia malgrado la malattia e la stanchezza,senza mai lamentarsi... Le ho dato la forza per sostenere suo marito malgrado i suoi errori..e l'ho modellata a partire da una sua costola perchè potesse proteggere il suo cuore...

E, per finire,le ho dato una lacrima da fare scendere........
Questa lacrima le appartiene in maniera esclusiva perchè possa servirsene tutte le volte che vuole.

Vedi: la bellezza di una donna non è nei vestiti che indossa,nel suo fisico o nel modo di pettinarsi.
La bellezza di una donna deve potersi leggere nei suoi occhi, perchè è negli occhi che si trova la porta del cuore...dove risiede l'amore.

tu..che stai in alto...

Chi sei tu?!

Quell’ombra che mi segue senza paura di essere scoperto, tu che mi fai sentire la tua presenza e non cerchi di nasconderti!?

La tua vicinanza mi dà sicurezza, forza e tenacia, ogni giorno che ti sento accanto e mi fai sentire capace di lottare per ciò che mi darà immensa felicità e vita!!

Tu, mia visione, che hai preso posto nella mia profonda anima, senza creare alcun disturbo,
cosa vuoi dirmi? Cosa vuoi insegnarmi? Qual è il messaggio che vuoi inviarmi?

Forse il tuo scopo è quello di darmi la vera vita? Indicarmi la strada giusta?

Se è così ti prego non lasciare che questo cammino si fermi qui, se davvero vuoi aiutarmi
non smettere mai di guidarmi perché la tua presenza per me è vita!!

Perché le persone gridano quando sono arrabbiate?

Un giorno, un pensatore indiano fece la seguente domanda ai suoi discepoli:
"Perché le persone gridano quando sono arrabbiate?"
"Gridano perché perdono la calma" rispose uno di loro.
"Ma perché gridare se la persona sta al suo lato?" disse nuovamente il pensatore.
"Bene, gridiamo perché desideriamo che l'altra persona ci ascolti" replicò un altro discepolo. E il maestro tornò a domandare: "Allora non è possibile parlargli a voce bassa?" Varie altre risposte furono date ma nessuna convinse il pensatore.
Allora egli esclamò: "Voi sapete perché si grida contro un'altra persona quando si è arrabbiati? Il fatto è che quando due persone sono arrabbiate i loro cuori si allontanano molto. Per coprire questa distanza bisogna gridare per potersi ascoltare. Quanto più arrabbiati sono tanto più forte dovranno gridare per sentirsi l'uno con l'altro. D'altra parte, che succede quando due persone sono innamorate? Loro non gridano, parlano soavemente. E perché?
Perché i loro cuori sono molto vicini. La distanza tra loro è piccola. A volte sono talmente vicini i loro cuori che neanche parlano, solamente sussurrano. E quando l'amore è più intenso non è necessario nemmeno sussurrare, basta guardarsi. I loro cuori si intendono. E' questo che accade quando due persone che si amano si avvicinano."
Infine il pensatore concluse dicendo: "Quando voi discuterete non lasciate che i vostri cuori si allontanino, non dite parole che li possano distanziare di più, perché arriverà un giorno in cui la distanza sarà tanta che non incontreranno mai più la strada per tornare."

Mahatma Gandhi


personalmente non grido mai...preferisco ascoltare chi grida e, internamente, sorridere a tale loro debolezza.
un abbraccio
Paolo

Tu! che mi sei sempre Vicino/a..

A volte il dolore, la tristezza, il sentirsi soprafatti dagli eventi, un velo di malinconia s’impossessa di noi ed un senso d’impotenza ci pervade, e poi se fuori ti ritrovi una giornata buia, grigia … l’autunno che va via e l’inverno che sempre di più si fa strada, anche dentro di noi, ti guardi dietro e ti chiedi se tutto ciò che hai fatto nella vita è stato giusto o meno, al mondo ci sono tante ingiustizie … e la giustizia ormai pare di non avere più gli occhi bendati per far si che tutti davanti ad essa siano uguali, adesso la vita colpisce duro e la giustizia nel mondo pare abbia un occhio di riguardo per la sponda sbagliata del fiume … sono queste le volte in cui ci si chiede dov’è la verità, qual è il lato giusto del bene o del male … dove sta … la giustizia, dove guarda?
E cosi come questo tanti altri quesiti, a volte anche le malattie che colpiscono le persone … si portano via le più buone … e cosi tante volte il pensare a tante cose ti rovina anche la giornata, cosa fare?
Da soli qualsiasi cosa sarà sempre poco, mai abbastanza … il cuore ti si stringe sul petto e gli occhi si spogliano dal loro solito colore, il sorriso diventa una smorfia quasi disegnata su un viso dallo sguardo quasi assente … perso nel nulla che pieno di pensieri pocanzi ti abbracciava di quel senso d’impotenza di fronte alle prove della vita, finche alzo lo sguardo ed eccoti … mi ritrovo per una volta nella vita fortunato perché sei con me, amico/a ritrovato/a, e cosi tutto il brutto a cui pensavo rimane là fuori, tutto sembra svanire quasi fosse una magia.
Quel senso di benessere e serenità e di sostegno , fa sparire ogni male, ogni dolore … ridona colore ed un senso alla vita, e cosi mi illumino e riparto … perché?, perché,Amico/a mio/a, con te al mio fianco mi sento più forte!

un abbraccio...forte


Paolo Iorio

Io e Te...non serve altro..

Ogni volta che sono con te, non sono mai sicuro di essere sveglio. Quando ci abbracciamo, tu mi irradi energia, mi sconvolgi i sensi, mi lusinghi l'anima, e a me non resta altro che desiderare che il sogno non finisca mai!!

Si! È proprio vero, l'amore è ciò che rende la vita un paradiso e tu sei l'arcobaleno nella mia vita grigia…in bianco e nero..

Amore, il mio pensiero per te non conosce riposo e quando i tuoi occhi incrociano il mio sguardo, il mio cuore palpita...forte!
Ogni tuo sorriso e un mio battito del cuore..

E’ bello sentire la tua voce calda che si distende sul mio corpo come il sole, ti prego, parlami e non smettere mai affinché il mio cuore rimanga ala caldo dei tuoi raggi.

Amore, soltanto viverti può elevare la mia anima e la mia fragile corporeità e vorrei averti qui con me, vorrei essere tra le tue braccia attaccato alle tue labbra con lo sguardo rivolto verso il tuo e dal tuo sguardo lasciarmi coccolare, sfiorare le tue mani, il tuo corpo ed inebriarmi del tuo calore, fino a sentirti dentro la mia anima..la mia anima, arida ha sete di te che non sei qui, a volte anche soltanto il ricordo delle tue labbra riesce a placare la mia sete.
Quando ti penso la natura si ferma, la luna, le stelle e il cielo e tutto il creato attendono sperando che voglia condividere con loro quel pensiero che tanto mi invidiano...ma come farò sempre, lo terrò stretto…tutto per me..per noi.

Non voglio neanche minimamente pensare a come potrebbe essere la mia vita senza di te. Una cosa è sicura: non sarebbe una vita!

Il futuro é un libro ancora da scrivere, mi farebbe piacerei che su un capitolo i sia spazio dove si raccontasse di noi...siamo troppo importanti!

Amore..dolce è il tuo respiro, dolce la tua voce, sublimi sono le tue curve splendide, ti mando un caldo bacio dove i tuoi pensieri più lo desiderano...

emozione di un abbraccio....


Paolo

Sei è sarai SEMPRE nel mio cuore!

Se potessi gestire il tempo fermerei quei momenti che ci hanno visti vicini, che ci hanno reso amici.

Rivivrei ogni attimo in cui mi hai dato affetto un abbraccio un sorriso.

Fermerei ogni volta che le tue parole mi sono entrate nell'anima e mi hanno fatto star bene.

Il tempo, aimè, scorre ma nel profondo del mio cuore il bene che provo per te non vedrà mai passare i giorni.

I bei ricordi giocheranno con i miei pensieri e in me ci sarà sempre l'eterno rivivere di una gioia immensa!

Paolo Iorio

fate tutti...ma tutti..così!!!!

La Vita è un cammino che non viene fatto in modo solitario e non è possibile sapere dove andremo e quali compagni avremo lungo il tragitto.

Entrano, ad accompagnarti nel percorso, delle persone e subito ti rendi conto che loro DOVEVANO essere li........per servirti in qualche proposito, insegnarti una lezione, aiutarti a ritrovare te stesso, o aiutarti a scoprire te stesso.

Tu non sai mai chi potrebbero essere queste persone, ma quando i tuoi occhi si incroceranno con i loro, in quel momento, sarai certo che loro avranno un effetto molto profondo nella tua vita.

A volte, nel cammino della vita, ti succedono cose che al momento ti sembrano orrende, dolorose e ingiuste.

Però, se ci rifletti, comprendi che se non avessi superato quegli ostacoli, non avresti potuto dar valore al tuo potenziale, alla tua forza, alla tua volontà ed al tuo cuore. TUTTO SUCCEDE PER UNA RAGIONE.

Niente capita per caso o per buona fortuna.

Malattie, amori, momenti perduti di vera grandezza o di stupidità accadono per provare i limiti della tua anima.

Senza queste prove, la vita sarebbe una strada lineare, piatta e liscia verso nessuna destinazione.

Sicuramente sarebbe sicura e confortevole, ma noiosa e SENZA UN FINE.

Le persone che incontri hanno un effetto nella tua vita.

I successi ed i fallimenti che provi creano la tua persona e le esperienze negative hanno sempre qualcosa da insegnarti.

Infatti sono probabilmente le più importanti basta trovarne la chiave di lettura.

Se qualcuno ti fa del male, ti tradisce, o ti ferisce il cuore, PERDONALO perché ti ha aiutato ad imparare l'importanza della fiducia e ad essere attento a chi apri il tuo cuore.

Se qualcuno ti vuole bene AMALO INCONDIZIONATAMENTE, perché ti sta insegnando ad amare ed aprire il cuore e gli occhi alle piccole cose.

FA CHE OGNI GIORNO CONTI.

Apprezza ogni momento e prendi tutto ciò che puoi di esso, perché NON SI RIPETERA MAI.

Parla alla gente con cui non hai mai parlato, ed ascolta veramente.

INNAMORATI.

Guarda in alto, credi in te stesso e ripetiti che sei una GRANDE PERSONA, perché se tu non credi in te stesso, nessuno crederà in te.

CREA LA TUA VITA E...VIVILA !!

Un abbraccio forte
Paolo

Sul mio cuore calpestato…

Sul mio cuore calpestato…
A volte ci sono orme così profonde sul nostro cuore che diventano irrimediabilmente solchi e che rimarranno lì per sempre..a ricordarti di quanto hai sofferto, di quanto ci hai creduto, di quanto hai maledetto il giorno in cui hai donato il tuo cuore…

Mamma...

Mamma, una parola dolce
Mamma, vuol dire tante cose
Mamma…tenerezza e sicurezza
Mamma…pensieri e dolori
Mamma è sempre con noi
Mamma, un porto sicuro di ogni bambino che tra le sue braccia trova rifugio
Mamma, la prima parola di un bambino
Mamma, un tocco di mano che misura la febbre
Mamma che con amore asciuga una lacrima
Mamma, braccia che ti stringano forte
Mamma si dice quando siamo felici
Mamma l'ultima parola sulle labbra di un soldato ferito al fronte
Eppure…quando siamo bambini non si sa valutare cosa vuol dire questa bella parola.
Mamma…ero bambino e tu eri li a dirmi parole dolci quando ero in dolore e a darmi speranza nei momenti più duri..
Sono certo che tu vivrai per sempre…
Quante volte avrei voluto lasciarti ed andarmene lontano da te credendo che potevo stare senza di te…
Mamma, ora incomincio a capire le apprensioni di una madre..
Le nottate passate vicino al letto vegliare un figlio in bisogno, le gioie e le lacrime..
Oggi ti vorrei qui con me, vorrei tu sia parte della mia vita, vorrei abbracciarti stringerti, assicurarti dirti ti sono vicino, dirti che mi manchi...e chiederti perdono..
Mamma, tu non ci sei più...ma io sò che dovunque tu sia ,sarai il mio angelo che mi protegge…ogni notte nel buio chiudo i miei occhi e ti chiamo… Mamma…e so che tu mi senti..
Mamma, tu riposi con gli angeli
Mamma sei e sarai sempre con me
MAMMA, ce ne una sola e tu sei la mia MAMMA


Tuo Paolo

oltre il vincere per se stessi

La cosa importante nella vita va oltre il vincere per se stessi

Paolo, con la faccia triste e abbattuta, si ritrovò con la sua amica in un bar per prendere un caffè.
Depresso, scaricò su di lei tutte le sue preoccupazioni... e il lavoro... e i soldi... e i rapporti con la sua ragazza...e la sua vocazione!... Tutto sembrava andar male nella sua vita.
L’amica introdusse la mano nella borsa, prese un biglietto da 50 EURO e gli disse:- Vuoi questo biglietto?
Paolo, un po' confuso, all'inizio le rispose: - Certo ... sono 50 EURO, chi non li vorrebbe?
Allora l’amica prese il biglietto in una mano, lo strinse forte fino a farlo diventare una piccola pallina. Mostrando la pallina accartocciata a Paolo, gli chiese un'altra volta: - E adesso, lo vuoi ancora?
- Cara, non so cosa intendi con questo, però continuano ad essere 50 EURO.
- Certo che lo prenderò anche così, se me lo dai.
Carla spiegò il biglietto, lo gettò al suolo e lo stropicciò ulteriormente con il piede, riprendendolo quindi sporco e segnato. - Continui a volerlo?
- Ascolta Cara, continuo a non capire dove vuoi arrivare, rimane comunque un biglietto da 50 EURO, e finché non lo rompi, conserva il suo valore....
- Paolo, devi sapere che anche se a volte qualcosa non esce come vuoi, anche se la vita ti piega o accartoccia, continui a essere tanto importante come lo sei stato sempre... Quello che devi chiederti è quanto vali in realtà, e non quanto puoi essere abbattuto in un particolare momento.
Paolo rimase perplesso guardando l’amica senza dire una parola, mentre l'impatto del messaggio entrava profondamente nella sua testa.
L’amica mise il biglietto spiegazzato di fianco a lui, sul tavolo, e con un sorriso complice disse:- Prendilo, ritiralo perché ti ricordi di questo momento quando ti senti male... però mi devi un biglietto nuovo da 50 EURO per poterlo usare con il prossimo amico che ne abbia bisogno.
Gli diede un bacio sulla guancia e si allontanò verso la porta.
Paolo tornò a guardare il biglietto, sorrise, lo guardò e con una nuova energia chiamò il cameriere per pagare il conto...

Quante volte dubitiamo del nostro valore, di cosa meritiamo veramente e che possiamo conseguire se ce lo promettiamo? Certo che non basta con il solo proposito... Si richiede azione ed esistono molte strade da seguire.
Ora rifletti bene e cerca di rispondere a queste domande:
1 - Nomina le 5 persone più ricche del mondo.
2 - Nomina le 5 ultime vincitrici del concorso Miss Universo.
3 - Nomina 10 vincitori del premio Nobel.
4 - Nomina i 5 ultimi vincitori del premio Oscar come miglior attore o attrice.

Come va? Male? Non preoccuparti.
Nessuno di noi ricorda i migliori di ieri. E gli applausi se ne vanno! E i trofei si impolverano! I vincitori si dimenticano!

Adesso rispondi a queste altre:
1 - Nomina 3 professori che ti hanno aiutato nella tua formazione.
2 - Nomina 3 amici che ti hanno aiutato in tempi difficili.
3 - Pensa ad alcune persone che ti hanno fatto sentire speciale.
4 - Nomina 5 persone con cui passi il tuo tempo.

Come va? Meglio? Le persone che segnano la differenza nella tua vita non sono quelle con le migliori credenziali, con molti soldi, o i migliori premi... Sono quelle che si preoccupano per te, che si prendono cura di te, quelle che ad ogni modo stanno con te. Rifletti un momento. La vita è molto corta! Tu, in che lista sei? Non lo sai?... Permettimi di darti un aiuto...
Non sei tra i famosi, però sei tra quelli che ricordo per mandargli questo messaggio.

Qualche anno fa, alle Paraolimpiadi di Seattle, nove atleti, tutti mentalmente o fisicamente disabili erano pronti sulla linea di partenza dei 100 metri. Allo sparo della pistola, iniziarono la gara, non tutti correndo, ma con la voglia di arrivare e vincere. Mentre correvano, un piccolo ragazzino cadde sull’asfalto, fece un paio di capriole e cominciò a piangere. Gli altri otto sentirono il ragazzino piangere. Rallentarono e guardarono indietro. Si fermarono e tornarono indietro.....ciascuno di loro.

Una ragazza con la sindrome di Down si sedette accanto a lui e cominciò a baciarlo e a dire: "Adesso stai meglio?" Allora, tutti e nove si abbracciarono e camminarono verso la linea del traguardo. Tutti nello stadio si alzarono, e gli applausi andarono avanti per parecchi minuti.

Persone che erano presenti raccontano ancora la storia.
Perché?
Perché dentro di noi sappiamo che: La cosa importante nella vita va oltre il vincere per se stessi. La cosa importante in questa vita è aiutare gli altri a vincere, anche se comporta rallentare e cambiare la nostra corsa.

Se fai leggere questo scritto alle persone a te vicine, magari riusciamo a cambiare il nostro cuore e quello di qualcun altro... "Una candela non ci perde niente nell'accendere un'altra candela"

Un forte abbraccio

Paolo

La calma è la virtù dei forti

C'era una volta un ragazzo che aveva un bruttissimo carattere.

Un giorno suo padre gli diede un sacchetto di chiodi e gli disse: "Piantane uno sul muro del giardino ogni volta che perdi la pazienza e litighi con qualcuno".

Il primo giorno Andrea pianto' 37 chiodi nel muro.

Le settimane successive, imparo' a controllarsi.

Man mano che passavano i giorni il ragazzo litigava sempre meno con i suoi amici.

Il numero di chiodi piantati sul muro del giardino diminui' cosi' giorno dopo giorno.

Aveva, infatti, scoperto che era piu' facile controllarsi che piantare chiodi, dal momento che per piantare un chiodo soltanto doveva prendere un martello pesante e adoperare tutta la forza di cui era capace.

Infine, arrivo' un giorno in cui il ragazzo non pianto' nessun chiodo sul muro.

Allora ando' da suo padre e gli disse che quel giorno non aveva piantato nessun chiodo.

L'uomo gli disse: "Togli un chiodo dal muro per ogni giorno in cui non hai mai mai perso la pazienza".

I giorni passarono.

Finalmente il ragazzo poté dire un giorno a suo padre che aveva levato tutti i chiodi dal muro.

Il padre condusse il figlio in giardino davanti al muro e gli disse : "Figlio mio, ti sei comportato bene, ma guarda tutti i buchi che ci sono sul muro. Non sara' mai come prima. Quando litighi con qualcuno e gli dici qualcosa di cattivo, gli lasci una ferita come questa. Puoi piantare un coltello in un uomo e poi tirarglielo via, ma gli restera' sempre una ferita. Poco importa quante volte ti scuserai, la ferita restera'. Una ferita verbale fa male tanto quanto una fisica. Gli amici sono dei gioielli rari, ti fanno sorridere e ti incoraggiano. Sono pronti ad ascoltarti quando ne hai bisogno, ti sostengono e ti aprono il loro cuore."

Le parole del padre aiutarono il ragazzo a riflettere sui suoi errori.

E da quel giorno imparo' ad essere piu' calmo e controllato e conservo' tutti i suoi amici.

Ed io, come sempre, credo nella bontà d’animo dell’essere umano…

Un abbraccio.

Paolo

La Politica Italiana

Perché no!…parliamo anche della nostra bella politica e di tutte quelle figure effimere che la compongono.
Tutto si basa su degli interessi politici che sarebbe meglio definire economici…evviva il Dio Soldo..e tutto ciò che ne deriva……che schifo e..soprattutto che pena.
Ma con i soldi puoi avere tutto….tranne la felicità e la salute….non si possono comprare!!!
Dal mio punto di vista la politica italiana ha portato solo ad una grande confusione che quasi quasi gli stessi politici non sanno cosa fanno, cosa hanno fatto e che cosa faranno..come delle trottole!
E’ tutto un arrampicarsi sui vetri senza concludere niente di positivo.
Non posso che biasimarli…sono così in tanti e con idee diverse che portare a compimento un progetto è pressoché impossibile!
Ed intanto lo stato sociale decade sempre di più e lo scontendo aumenta..è fisiologico.

Forse si stava meglio quando si stava peggio. Frase scontata…ma quanto mai reale.
Ritengo che ormai la politica non sia più quella che dovrebbe essere. Ormai è basata su interessi troppo personali per poter essere capita dalla gente.
Ovviamente questa mia riflessione non è indirizzata ad una o all’altra fazione…ma a tutte.
Quando penso alla politica mi viene in mente che quasi quasi, accogliendo le richieste che mi arrivano da varie parti, LO FACCIO ANCH’IO UN PARTITO…..IL PARTITO DEI GIUSTI.
Un partito costituito da persone di qualsiasi colore e religione dove regna sovrano l’amore per la Vita ed il rispetto del prossimo.
Un partito pronto a tutto, anche alla sommossa, pur di far prevalere, anche verso gli ignoranti e saccenti, la propria ideologia.
Un partito dove tutti sono figli di Dio, scegliete Voi quale Dio tanto uno vale l’altro, dove, senza ipocrisia, si risolvono i problemi..senza discuterli prima..questo lo fanno già adesso i nostri politicanti.
Pensate che rivoluzione sarebbe riuscire a fare ciò?
Ci sarebbe proprio da ridere a vedere quante facce sbalordite e quanta gente falsa che urlerebbe terrorizzata.
Me la vedo proprio la scena!!!Mitico!!
Comunque se qualcuno ha delle proposte FORTI..io sono qui e aspetto.
Ogni tanto torno con questi articoli provocatori..e lapidari. Spero sempre di trovare alleati…forse un giorno tale ricerca sarà ripagata…spero!
Un abbraccio a tutti e…viva l’Italia
Paolo

L’importante è crederci!

Rimango sempre dell’idea che CHI VUOLE VADA E CHI NON VUOLE MANDI.
Vecchio detto popolare che tramanda la saggezza dei popoli.

Mi riferisco alle varie organizzazioni di beneficenza, carità, sostegno sociale a persone bisognose e di volontariato in genere presenti nel nostro territorio.

Purtroppo, alcune sono a scopo di lucro e ciò crea una grande macchia nera che offusca la serietà di altre che operano solo in nome dell'amore.

Anche in questo caso il nostro Stato ed i Governanti non ci aiutano a tenere pulito un settore di grande importanza sociale…forse perché non portano soldi?..ma..chissa!!

Comunque l’importante è crederci; credere che ogni piccolo gesto possa apportare una modificazione dell’ideologia di vita del nostro vicino e del nostro prossimo cercando, il più possibile, d’influenzare alla modifica anche chi ci stà intorno.

Riprendiamoci la nostra libertà di vivere..lo Stato siamo noi.

Solo noi abbiamo, se unita, la forza della natura…come una inondazione che decide dove andare e cosa fare a prescindere dalla nostra volontà.

Non vorrei iniziare un comizio politico..ma poco ci manca..tanto siamo sotto elezioni...uno in più o uno in meno…chi se ne accorge??

Purtroppo le parole sono belle..ma servono soltanto ad imbrattare fogli di carta se non portano a nessun cambiamento concreto….spero non sia il mio caso.

Tanto per chiarezza, quanto scrivo non vuole essere di polemica per nessuna fazione politica in particolare..purtroppo è un male di costume ormai diventato più che ordinario.

Si parla, si scrive, si fanno programmi televisivi, si tengono convegni e poi?….niente...in una settimana si dimentica tutto.

Mentre scrivo, mi sento anch’io un po’ mentecatto…ma forse la mia posizione è diversa…stando su una sedia a rotelle la visione della vita e del mondo che mi circonda è più chiara e si vede quanta miseria ed amarezza esiste nell’animo di tutti sia ricchi che poveri sia potenti che semplici cittadini.

Tutti sempre alla ricerca di un miglioramento della vita terrena...perchè ormai gente senza anima!!…o stà per perderla…..ma è ancora recuperabile…basta buona volontà..e basta.
Sembra semplicistica come soluzione..ma è così..non complichiamo ciò che è elementare!


Un abbraccio a tutti.

Paolo

Ipocrisia

Immaginate che questo succeda a Voi.

Durante un culto mattinale di una domenica, una congregazione di 2000 membri fu sorpresa di vedere due uomini entrare, tutti e due coperti di nero dalla testa ai piedi, e armati con delle armi automatiche.
Uno di questi uomini disse: «chiunque è disposto a ricevere una pallottola per Cristo resti dov'è».

Immediatamente, i coristi scapparono, i diaconi scomparvero, e la maggior parte della congregazione fuggì.

Da quei 2000 ne restarono circa una ventina.

L'uomo che parlò si tolse il cappuccio, guardò al predicatore e disse: «Okay, mi sono sbarazzato di tutti gl'ipocriti. Adesso puoi cominciare il tuo culto. Ti auguro buona giornata!». I due uomini armati si girarono ed uscirono.

Questo è troppo profondo per non soffermarsi e pensare: Com'è semplice per le persone rinnegare Dio. e poi stupirsi perché il mondo di oggi si trova in queste condizioni.

È sorprendente come crediamo a quello che i giornali ci dicono, però dubitiamo su quello che la Bibbia dice.

È incredibile come ognuno vuole andare in Paradiso, a condizione che non devono credere, pensare, dire, o fare tutte le cose che la Bibbia dice.

È questo divertente oppure pauroso?

È strano come qualcuno possa dire: «Io credo nel Signore», ma segue ancora Satana.

È strano come Voi possiate dire "barzellette" che si propagano come fuoco in un campo di paglia secca, ma quando cominciate a esprimere pensieri che riguardano il Signore, le persone ci pensano due volte prima di condividerle e di riproporle ad altri.

È inquietante come le cose impudiche, il grossolano, la volgarità o l'oscenità passa liberamente nella nostra quotidianità, ma l'insegnamento pubblico di Gesù è represso nella scuola e nel posto di lavoro.

È strano vero? Strano come qualcuno possa essere così fervente per Cristo la Domenica, ma un Cristiano invisibile il resto della settimana.

….State ridendo?

È divertente e strano come quando Voi penserete di far notare questo pensiero ad altri.
Non penserete a molte persone della Vostra cerchia di conoscenti perché non siete sicuri di quello che credono, oppure di cosa penseranno di Voi se gliene parlerete.

È strano ed imbarazzante di come Voi possiate essere più preoccupati per quello che altre persone pensano di Voi che di quello che DIO pensa di Voi stessi…

State pensando? Forse condividerete questo pensiero con le persone che amate?…Oppure no?

Io, come sempre, Vi mando un abbraccio.
Paolo

IL PADRE NON C'È PIÙ

IL PADRE NON C'È PIÙ

Oggi che - dicono le statistiche - i padri dedicano circa trenta minuti al giorno ai propri figli, è quanto mai necessario riflettere sull'effettivo ruolo del genitore maschio in questa cultura consumistica e sempre più impermeabile ai valori veri.

Siamo a un punto della storia in cui è fondamentale non perdere di vista il ruolo del padre, prima che esso si modifichi ulteriormente, si muti, si perda...

Oggi purtroppo è molto frequente che il padre, sollecitato dai figli, specialmente maschi, a dare una risposta o prendere una posizione, dica: «Parlane con tua madre».

Per i figli, specie se maschi, un atteggiamento di questo tipo mette a rischio tutto l'universo simbolico che il padre incarna.

Il padre è indebolito, più che da un complotto, da un sistema che lo ha rapito alla famiglia per rinchiuderlo nel lavoro e nella carriera.

…il tempo per crescere i figli i padri non lo trovano più.

Contemporaneamente, tutto ciò che si riferisce al padre è stato colpito da un si-gnificato svalutativo: paternalista, patriarcale, sono espressioni dispregiative, diffuse, che tendono a svalutare il mondo dei comportamenti paterni.

Il mondo del lavoro che già aveva tolto alle donne una parte del loro ruolo di madri, ha pesantemente fatto sentire la propria forza in particolare sui padri che, statistiche alla mano, attualmente hanno pochissimo tempo da dedicare ai figli.

Tempi e spazi che si azzerano quasi se i padri sono separati: spesso in queste condizioni l'uomo si trova ribaltato, paradossalmente, in una dimensione in cui offre il fianco ad accuse che spesso non merita.

I figli possono diventare lo strumento di ritorsione da parte di ex mogli che cercano così di «colpire» l'ex marito che «ha osato» mettere in discussione la loro «onnipotenza», che ha scelto di ricominciare da capo, ecc. ecc.

L'ulteriore paradosso è rinvenibile quando le separazioni sono consensuali: tutto è basato su teorie di tolleranza e frasi tipo «restiamo almeno amici», oppure «non dimentichiamo di avere dei figli» e cose del genere.

Poi, avviata la fase della separazione, le cose cambiano e il padre spesso diventa «colpevole» dello sfascio del matrimonio e il fatto che i figli siano stati dati in affidamento alla moglie è, per molte donne, garanzia di possedere la «prova» di quella colpevolezza.
Alcuni dicono che le cose stanno cambiando: i fatti purtroppo non danno ragione a questi ottimisti ma il fiorire di associazioni per padri separati e la presa di posizione di alcuni legali, naturalmente fanno ben sperare.

Ma la perdita del ruolo paterno è vecchia di almeno mezzo secolo, da allora, dalla fine della seconda guerra mondiale in poi, e per la prima volta nella sua storia, il bimbo dell'uomo non ha più un padre che lo inizi alla sua condizione di giovane maschio.
La problematica sulla riduzione del ruolo maschile, si evince nella cultura, in particolare quella occidentale e industriale, attraverso tutta una serie di manifestazioni che, ad esempio, si esprimono con il ridimensionamento, in certi casi con l'annulla-mento, del ruolo paterno.

Oggi i padri stanno poco tempo con i figli - anche le madri, ma in modo diverso perché la loro posizione è proiettata fuori del nucleo familiare, nel mondo del lavoro.

Tante, troppe volte, sentiamo dire «mio figlio lo vedo che dorme ancora e quando ritorno sta già dor-mendo»; sabato e domenica diventano momenti per compattare in breve tempo quanto non è stato possibile fare in altri momenti della settimana.

Ma anche i giorni del riposo hanno i propri ritmi, tempi da rispettare, consuetudini a cui obbedire: spese, visite, incapacità di alcuni genitori a non rinunciare alla loro vita sociale, sottoponendo i bambini a uno stress forte.

Inoltre anche l'avvicinamento dei ruoli tra padre e madre (donna che lavora fuori casa, padre che cucina, ecc.) può condurre i piccoli ad avvicinare i genitori, a renderli quasi androgini, troppo simili.

In un passato neppure tanto lontano, il padre era per il figlio maschio un referente forte, importante: era testimone e consigliere in alcuni fondamentali riti di passaggio, dava ai piccoli dei punti di riferimento che erano determinanti.

Vale la pena di rifletterci...

Un abbraccio.

Paolo

Un povero idealista


Sicuramente lo sono…ma non povero!


Penso che gli idealisti esistano di due specie.
La prima, ed è la più comune, è formata da tutti quelli che parlano, parlano…ma non hanno intenzione di cambiare niente.
Questi “elementi”, così mi piace chiamarli, lo fanno o per protagonismo e per soldi…i classici venditori di fumosa retorica.
Poi ci sono quelli come me, da cui è meglio stare alla larga, in quanto estremamente convinti di ciò che pensano sempre restando umilmente consapevoli della realtà dei fatti…però a noi non va!
Non potremmo mai creare un partito politico, in quanto le nostre idee, seppur estremamente sane, darebbero fastidio a troppe persone e, soprattutto, a troppi portafogli!
Però gli idealisti come me, sono sinceri, non hanno più bisogno di fingere e danno segnali che ancora qualcosa di sano esiste…forse ideologie fuori luogo...ma non fuoritempo.
Purtroppo, alla fine, per non essere ghettizzati, ci troviamo costretti a assecondare e a reprimere i nostri pensieri…solo per mero opportunismo!
Non è possibile, e questo non l’ho detto io, vivere solo di materialità...a noi servono le emozioni, i sentimenti…ed altro…che non è “palpabile”.
Idealista solo dopo l’esperienza di vita vissuta che ti insegna ciò che non è scritto sui libri o da un messaggio pubblicitario e che nemmeno i tuoi genitori possono spiegarti…..ci si ferma una attimo…e si ha modo di riflettere e vedere la vita in “altro modo”.
Sicuramente non mi capite…va bene lo stesso...credeteci e basta…se volete.
Pochi giorni addietro, ho colloquiato con un politico che, con aria di sufficienza, mi ha detto che, secondo lui, i miei articoli sono troppo idealisti e poco hanno di concreto con l’attualità.
Alle sue parole sono rimasto inorridito!!
Ho subito capito come “non vanno” le cose in Italia, e ritengo anche nel mondo.
Penso che siamo in mano proprio a della bella gente….spero di sbagliarmi...ma troppi segnali mi dicono di no!
Ritengo che le cose non vadano viste nella loro apparenza, ma dalle motivazioni di base…che non sempre emergono in modo lampante.
A Genova c’era gente che protestava in modo convinto e chi, con la rabbia dell’essere impotente, sfogava la propria rabbia con atti violenti.
C’era chi, poi, aveva solo voglia di fare ciò che non gli è permesso di fare tutti i giorni…i mitici repressi i quali, lasciando a casa la poca intelligenza in dotazione, hanno dato sfogo alla loro parte peggiore rievocando la “calata degli Unni”.
Dall’altra parte, i congressisti ai quali tali eventi poco, o meglio niente, non hanno influito su ciò che, probabilmente, avevano già deciso prima del ritrovo ufficiale.
La cosa che mi rattrista di più e che quello che è successo a Genova, si ripete puntualmente in ogni parte del mondo.
Una lamentela globalizzata ed un menefreghismo globalizzato….certo che dal tempo dei Romani abbiamo fatto dei grandi passi.. peccato che si vada come i gamberi!
Comunque, malgrado lo squallido scenario, continuerò con le mie riflessioni che, come molti sanno, nascono dal cuore e non dalla mente.
Dal giorno dell’incidente stradale che ho subito, qualcosa è cambiato…forse ho picchiato la testa…ma i medici dicono di no!!…voi che ne pensate?

Un forte abbraccio.
Paolo Iorio

Fretta di vivere

Tutti al mare, tutti al mare: la canzone di anni fa, a ogni ritorno di ferie, diventa uno degli emblemi dell'arrembaggio generale.

Poi, prepariamoci: tanti incidenti, tanti morti; sono aumentati rispetto allo scorso anno, sono diminuiti.
È una grande consolazione sapere che si muore sempre, sempre per gli stessi motivi, ma che si muore 1'1,5 per cento in meno.
Che fortuna!
Poi arriveranno i morti sul lavoro.
Poi quelli della montagna.
Poi le ferie finiranno.
I morti, ovviamente, No.

Le ferie, in effetti, sono una colossale corrida.
Tutti partono e tutti devono arrivare, molti a mete diverse, certo; ma molti a mete uguali e, soprattutto, moltissimi attraverso le stesse vie di comunicazione e gli stessi mezzi di trasporto.
Non è solo il pedaggio inevitabile delle vacanze.
All'inizio di tutto il fenomeno deve esistere, ovviamente, una grande voglia, un desiderio sfrenato.
Altrimenti, chi glielo farebbe fare, a tutta quella massa di gente, di spendere tempo, di buttar via soldi, di arrabbiarsi per i ritardi e poi, soprattutto, di correre e correre, di stancarsi solo quando non si può correre?
Anzi, la stessa frenesia è la misura più esatta del desiderio che la provoca.
Non si correrebbe così in fretta se non si avesse una voglia smisurata di partire e di arrivare.
Ma questo non è un fenomeno esclusivamente estivo, perché non si corre soltanto in questi giorni: si corre sempre.
Le stesse morti sul lavoro, si ripete da tutte le parti, sono dovute ai ritmi, alla ne-cessità di far presto, oltre che alle imprudenze e alla fatalità.
Le vacanze, di conseguenza, sono un'immagine fedele degli altri tempi del vivere moderno: si riposa come si lavora.
Quando si lavora, infatti, non si crea soltanto un prodotto o un servizio, ma producendolo in molti e in forme simili, si è costretti a entrare in competizione.
Desiderare una stessa cosa o realizzarla significa desiderarla come altri e scontrarsi con loro.
Non solo ma, essendo ormai assodata la tendenza a scontrarsi, ci si scontra anche quando non sarebbe necessario.
La competizione è diventata un modo di fare.
Si imita sempre e le forme dell'imitazione sono, molte volte, spropositate.
Naturalmente, e impossibile tirarsi fuori del tutto dalla competizione.
Bisognerebbe non lavorare.
Se la competizione e la corsa sono diventati un modo di fare, non si può fare a meno di correre.
I tempi di produzione sono parte assolutamente integrante della produzione.
Chi ha bisogno di più tempo produce di meno e quindi guadagna anche di meno.
Elementare.
Le ferie, semmai, sono il momento nel quale, volendolo, si potrebbe anche non correre.
Si potrebbe anche - e molti, naturalmente, ci riescono - andare adagio, non andare af-fatto, riposare.

La maturità di una persona la si vede proprio da come è capace di distinguere i ritmi impossibili del lavoro dai ritmi blandi del riposo.

In questi giorni, invece, molti vacanzieri sembrano ancora più frenetici e anche in questi giorni si corre, ci si confronta, ci si scontra.

Siamo diventati animali mimetici.
II mondo è pieno di persone che non sono affatto più sagge di quelle che gli stanno attorno: ogni i borghesuccio vuole costruire castelli come i grandi signori.
È proprio vero, come ogni principe ha i suoi ambasciatori, anche ogni marchese vuole avere i suoi paggi !
Spesso la fretta delle vacanze, così simile alla fretta del lavoro, è un ingolfamento del desiderio prima di essere un ingolfamento delle strade.
Ci si scontra nei desideri scomposti, prima di scontrarsi con le automobili.

Un abbraccio.

Paolo

Forse non ci siamo capiti…


Ultimamente sentendo dei commenti in merito alle mie riflessioni, ho capito che molti di voi lettori erroneamente interpretano ciò che scrivo e ciò che sono.
Mi viene detto che “..all’interno dei miei scritti c’è molta rabbia e ciò è capibile dal momento che sono su una sedia a rotelle”.
Ma perché, mi chiedo, tanta gente non prova a riflettere prima di parlare!
Il cervello, e in particolare il dono dell’intelletto, non sono optional…possono essere usati...senza che si consumino!
Come già vi ho detto, non fate in modo da diventare voi i “poverini”!
Dal momento che mi leggete già avete fatto un passo avanti..non buttate via ciò che è già costruito!
La vita non è fatta per attendere senza far niente, ma di laboriosa costruzione di se stessi.
Certo che è comodo stare a guardare e non far niente o piangere sulla spalla di chi ti stà accanto, ma ciò non crea niente anzi impoverisce l’animo di chi assume tali atteggiamento rendendolo un peso per se stesso e per gli altri.
Se quanto ho scritto fino ad adesso non vi ha ancora smosso, di seguito vi porrò davanti ad una situazione a cui voi potreste trovarvi domani ad affrontare…non lo auguro a nessuno…ma la vita è quella che è…e non quella che sembra.
Un bel giorno, mentre camminate per strada o siete in casa o in vacanza, a seguito di una banalissima caduta a terra, ne avete fatte a centinaia nella vita senza che succedesse niente di grave, si spezza una vertebra della colonna vertebrale e….puff!…la vostra vita cambia radicalmente..tutto ciò che era ed è stato fino a quel momento…ora non lo è più..siete su un altro pianeta con regole di vita ben diverse e, soprattutto, dove si parla una lingua diversa.
No…non sto farneticando e non sono preso dai fumi dell’alcool od altro..Vi stò, solamente, facendoVi vedere qualcosa che non pensavate nemmeno che esistesse.
Per prima cosa Vi troverete di fronte a personale medico e paramedico che vi tratterà come foste un sacco di patate, sballontandoVi a destra e a sinistra tra radiografie ed esami clinici vari.
Da soli incomincierete a capire che “forse” qualcosa di grave Vi è successo ma non sapete ancora cosa….state “tranquilli”..nessuno ve lo dirà!!!
Da soli in tale prima struttura, nessuno Vi porgerà una mano per incominciare questo nuovo cammino in un mondo tutto diverso..non per questo più brutto di quello in cui avete vissuto…ma diverso.
Dopo questi primi allucinanti momenti in cui solo la vostra forza sarà l’unica vera risorsa alleata, verrete trasferiti in un centro di rabilitazione….dove spererete di entrare in purgatorio prima del paradiso..ritornare ad essere “normali”.
Qui avrete le stangate più dure…vi diranno la verità e quali speranze avrete di recuperare le funzioni perse.
A questo punto, se non avete una persona vicina forte e di cui vi potete sinceramente fidare…è dura…molto dura…io per mia immensa fortuna ho avuto mia moglie!
È come ritrovarsi di punto in bianco in mezzo ad un deserto, senza acque ne cibo e nessuna speranza di trovare aiuto..da impazzire!!
Allora , se ce la fate, vi attaccherete a tutto e a tutti…come se volete arrampicarvi sui vetri.
Pregherete, vi chiederete cosa avete fatto di male per ritovarvi così, ecc.
Comunque non disperate..siete solo all’inizio…forse tra il personale infermieristico troverete qualcuno che ha del tempo per ascoltarvi e confortarvi..
Uno dei traumi peggiori lo avrete con la vostra famiglia e capirete solo allora cosa è il vero amore.
Quel sentimento che oltre ogni cosa.
D’altronde pochi capiscono che in queste situazioni, l’unica cosa che serve è coccolare il paziente..come se fosse un neonato..pieno di insicurezza..perché altro non gli rimane…ma c’è troppa aridità nel cuore umano per capire certe cose..ed i “sani” hanno le fette di prosciutto sugli occhi e…non vedono…e poi non gliene frega niente..non è un problema loro!
Tutta questa nuova situazione, vi porterà a diventare o delle persone forti che hanno capito ed accettato ciò che gli è successo, o delle persone insicure ed eternamente arrabbiate con il mondo intero.
Io, per grazia di Dio, mi ritrovo tra le prime persone…ma non a tutti va bene!
Comunque, riprendendo l’esempio, alla fine del periodo di riabilitazione, tornerete a casa e qui vi scontrerete con realtà assurde come l’aver perso il posto di lavoro, essere costretti a cambiare abitazione perché ci sono troppe rampe di scale o perché l’ascensore è troppo piccolo o percè gli spazi all’interno della vostra abitazione non sono sufficienti per permettervi di muovervi con la carrozzella…ecc. ne trovere a decine di problemi.
A questo punto ricorrerete agli aiuti dello Stato: richiederete eventuali alloggi disponibili e girerete i vari uffici delle aziende sanitarie locali per sapere a cosa avete diritto o meno.
Dopo innumerevoli delusioni tornerete a casa delusi e sconfortati…nessuno vi da una mano!!!
Preciso che ciò che ho appena detto è stato verificato personalmente nel mio caso e in altri casi..anzi..guai a chi dice che non è vero..tali persone si mettano un mano sulla coscienza..prima di parlare.
Per non parlare poi della nuova situazione patrimoniale…praticamente squattrinati tra farmaci che dovrete pagare interamente perché non esenti e una pensione civile ridicola….bingo!!!
Dopo tutto ciò capirete che forse non è il caso di scervellarsi su che regalo fare ad uno dei vostri parenti per il prossimo Natale oppure perdere qualche chiletto messo su nelle Feste.
Vi sembrerà strano, ma l’ultimo problema che può avere uno in carrozzina, è quello di non poter camminare….provate a pensare, almeno provate, in che situazione si ritrova…ed ha ancora voglia di ridere e scherzare e sorridere…se voi gliene date modo.
Vi preciso, infine, che l’esempio continuerebbe e potrebbe essere ancora più approfondito…ma non voglio crearvi traumi..già il fatto che abbiate letto questo articolo vi fa onore…vedete voi adesso cosa potere CONCRETAMENTE fare per aiutare chi ne ha bisogno e capire di più che un domani, tale situazione potrebbe –spero con tutto il cuore di no- SUCCEDERE ANCHE A VOI.

Io, come sempre, vi aspetto .
un abbraccio

Paolo

FERMEZZA

Il sole brilla sulla neve che cade: fuoco e ghiaccio.
Alberi spogli e rigidi stagliati contro l'orizzonte, fredde paludi, paradisi per anatre ed oche.
Una marmotta e' immobile su un palo.
In qualunque posto ci troviamo, possiamo osservare in ogni momento il fluire costante della Vita.
Il sole che brilla sulla neve e si contrappone ad essa e' un esempio evidente del ciclo degli opposti; notiamo anche l'incessante ritmo della vita: gli uccelli acquatici sopravvivono in attesa dell'arrivo della primavera e gli alberi completamente spogli aspettano trepidanti un sole piu' caldo.
Possiamo paragonare la terra ad una grande ruota che gira, in cui tutto si muove e muta continuamente.
Malgrado cio', come la marmotta rimane immobile attraverso lo scorrere delle stagioni, anche noi dovremmo fermarci e guardarci dentro; ogni volta che l'inverno muta in primavera dovremmo porre attenzione alla fermezza del nostro IO.

Qualunque cosa accade nel mondo circostante , occorre sempre conservare cio' che e' dentro i nostri cuori, poiche' cio' che funziona nel rifugio della casa funziona ovunque.
Solamente quando avremo questa fermezza sapremo che la nostra ricerca avra' successo.

Un abbraccio
Paolo

Droga.Una scelta consapevole

Droga, una strada che sempre più ragazzi imboccano, il flagello, la piaga, di questa società, che rende schiavo chiunque ne faccia uso, e per la quale si è disposti a sacrificare ogni valore, e persino la propria dignità.
I fatto di aver visto cadere nella sua rete molti giovani, molti amici con cui siete praticamente cresciuti insieme, mi addolora profondamente, mentre nello stesso tempo, sento crescere in me una rabbia interiore, dovuta al fatto di non poter far niente per cambiare le cose, e che non mi permette di poter capire i motivi che li hanno spinti verso questa direzione.
Molti affermano, con convinzione e valide argomentazioni, che i giovani si rifugiano nella droga per sfuggire alle responsabilità che la società gli impone, o a causa di problemi familiari, e forse fino a qualche anno fa erano queste le cause principali, ma arrivati a questo punto, io non me la sento di condividere questa opinione.
Vedendo quali trasformazioni sta subendo il mondo giovanile, io penso che la ragione per cui molti giovani, oggi, si drogano sia dovuta al fatto, che la droga, oggi come non mai, rappresenti il decadimento e la carenza di ideali in cui credere, e quindi, i giovani sono costretti ad idealizzare ciò che non è idealizzabile, la droga.
Diviene per loro, l'unica ed illusoria fonte, non solo di piacere, ma anche di guadagno.
Ed è con questo concetto ben stampato nella mente che molti decidono di spacciare la droga, non rendendosi conto, che non sono altro che degli spregevoli mercanti di morte, e che così facendo saranno le vittime di se stessi, condannati da quella stessa polverina in cui si illudono di trovare la vera essenza della vita, e che invece li priva di ogni loro volontà, imponendogli le proprie, rigidissime condizioni.
Alle quali è molto difficile, ma non impossibile, sottrarsi, ricorrendo proprio a quella forza di volontà, che la droga tende a minare.
Senza cadere nell'utopia, che porta molti giovani a credere, che solo chi fa uso di droghe riesca ad apprezzare pienamente la vita, è che la droga sia una di quelle esperienze che è indispensabile provare per potersi sentire pienamente realizzati.
Sono proprio tali constatazioni che alimentano la mia rabbia, e che mi spingono a non considerare i tossicodipendenti come vittime delle circostanze, perché nella maggior parte dei casi non lo sono affatto.
Il perché di queste mie convinzioni si basa sul fatto che circa il 90% dei tossicodipendenti, ha iniziato a far uso di droghe adottando una libera scelta, o perché hanno ceduto alle continue, insistenti, pressioni dei loro amici, e ciò dimostra, come la stima di se, ed i principi di questi ragazzi siano deboli e facilmente manipolabili, ed è proprio per questi suddetti motivi che non si possono considerare come delle vittime, e non si possono compatire in alcun modo.
La vittima è colui che contro la sua volontà diviene succube delle situazioni, ma non colui che lo fa volontariamente.
Si può compatire un malato, il quale non ha scelto volontariamente la sua infermità, ma non chi fa uso di droga, e che deliberatamente ha scelto il suo male, del quale pur non ammettendolo, è schiavo.
L'unico modo, a mio avviso plausibile, per cercare di contenere e di arginare il dilagare di questa piaga, è di inculcare nella cultura giovanile dei valori forti e reali, come l'importanza e la bellezza della vita, perché possano vivere pienamente la loro giovinezza, senza dover ricorrere ad allucinogeni vari che li recludono in una realtà falsata.
Molti ragazzi non riescono neanche più a vivere pienamente la loro età, troppo presi, forse, dalla frenesia di essere accettati dagli altri, che diventano i loro esempi da seguire e da imitare in tutto e per tutto.
Senza neanche chiedersi, se quello che stanno facendo sia giusto o sbagliato, per loro già il fatto che altri lo facciano sottintende la sua correttezza, ma questo è uno dei principi più assurdi che io abbia mai sentito.
Nel mondo c'è tanta gente che uccide o ruba, ma questo non vuole necessariamente dire che tali pratiche siano giuste o, tanto meno da imitare.
Dobbiamo essere noi, con la nostra testa e il nostro cuore, a decidere quello che è giusto o sbagliato per noi stessi, senza farci sviare da delle tendenze esterne.
Nessuno, e ripeto, nessuno deve prevaricare il nostro diritto alla vita, che è inviolabile.
Poco fa ho affermato, che i tossicodipendenti non si possono compatire, per i motivi fin qui riportati, ma questa mia affermazione non sottintende affatto che non debbano essere aiutati, ma più semplicemente che si rende necessario adottare un nuovo metodo con il quale cercare di aiutarli, che potrebbe consistere, non nel trattare la droga come una malattia, una dipendenza, o come meglio la si voglia definire, involontaria, cercando di curarla con un'astinenza forzata, che costringa il tossicodipendente, a cessare contro la sua volontà di far uso di droghe.
Egli, infatti, potrebbe anche sottostare a questo tipo di trattamento, ma appena libero da ogni imposizione ritornerebbe a farne uso, semplicemente perché noi non abbiamo agito sulla sua volontà, ma più semplicemente gli abbiamo imposto la nostra.
Se invece trattassimo la droga per quello che realmente è, e cioè una dipendenza volontaria, che come tale andrà affrontata, agendo e spronando la volontà del tossicodipendente, facendogli prendere atto delle sue reali condizioni, e non cercando di mascherarle, lo spingeremmo in questo modo a reagire volontariamente a questa sua dipendenza, e questo sarebbe indubbiamente il primo passo, quello decisivo, se si è veramente intenzionati a tagliare i ponti con essa e con tutto ciò che essa rappresenta.
Bisognerebbe portare il tossicodipendente, che solitamente essendo tale, parlerà, ragionerà e si comporterà di conseguenza, ad adottare un cambiamento radicale in questo suo modo di vedere le cose e di raffrontarsi in base ad esse, tagliando così ogni rapporto con quell'ambiente.
Solo aggrappandosi saldamente a questo concetto egli potrà imboccare la strada giusta, quella da seguire, se vuole veramente uscire dal tunnel della droga, rendendosi conto che si trova di fronte ad un problema serio, e che come tale andrà affrontato, motivando validamente ogni suo sforzo, per permettergli , infine, di raggiungere un risultato che si possa considerare il più soddisfacente possibile, accettando, qualora ve ne fosse la possibilità, l'aiuto delle persone che gli vogliono ancora bene.
Allora portiamoli ad incontrare i bambini malati in ospedale, facciamogli vedere di persona quanta gente muore di fame nel mondo, mandiamoli 15 giorni a lavorare in una delle tante miniere, portiamoli a vedere i bambini orfani abbandonati in Russia…potrei continuare a lungo…la lista, purtroppo, sarebbe lunghissima.
Forse, in questo modo, riusciranno ad abbandonare definitivamente, l'illusoria convinzione, che spinge molti tossicodipendenti a credere di essere loro a governare la droga, mentre in realtà le cose stanno diversamente, dato che è essa a governarli, offuscando le loro facoltà mentali e dominando su di esse, alimentando la falsa certezza che possano smettere quando vogliono, anche domani, ma quel domani si allontana sempre di più, sempre di più da loro, e per alcuni di essi non arriverà mai.
Mentre essa continua a minare inesorabilmente la loro salute, sia fisica, che mentale, portandoli in alcuni casi, sempre più frequenti, purtroppo, alle tragiche conseguenze che noi tutti conosciamo così bene, tanto che ormai sono divenute talmente consuete da non fare più notizia, non suscitando in noi alcun interesse, dato che siamo riusciti ad abituarci anche a questo.
L'assuefazione è un male terribile, che sfortunatamente non colpisce solo i tossicodipendenti, ma persino la società in cui essi vivono, la quale resta indifferente di fronte a tutto questo, dato che anch'essa si è ormai assuefatta a simili sciagure, ed è forse questa la conseguenza più grave e preoccupante, che dovrebbe farci riflettere attentamente su tali avvenimenti.
Quanta indifferenza!
Lo so, e me ne rendo perfettamente conto, scriverlo qui sulla carta è facile, ma mettere in pratica tutto questo presenta delle serie difficoltà.
Come so anche, che tutto quello che ho scritto non sarà servito a niente, senza la forza e la perseveranza di ognuno di noi.
Quanto scritto, non vuole e non deve essere considerato come un manuale, in cui cercare delle risposte pratiche, il suo unico compito è quello di spronare e risvegliare, sensibilizzandole, le nostre coscienze, e la mia unica speranza è di essere riuscito, almeno in parte, a raggiungere questo mio obiettivo….come voi ben sapete.

Un abbraccio
Paolo